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  1. Yelizaveta Hiwatari
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    Prologo

    Giaceva immobile disteso sul letto.
    Gli occhi azzurri spalancati percorrevano la totalità del soffitto bianco senza tralasciare particolari, ma in realtà quelle pozze non vedevano nulla e, come durante la sua infanzia, erano ritornate a riflettere dolore. Quello spasimo del cuore che te lo riduce in pezzi lentamente, atrocemente.
    Nella sua vita aveva provato sempre dolore, tristezza e quel momento di felicità era durato così dannatamente poco.
    Forse non avrebbe dovuto abbandonarsi nelle braccia dell’amore e farsi cancellare alcune lacrime, perché nessuna era pari a quelle che scendevano ora dai suoi occhi.
    Ricordava quei momenti ogni giorno e si struggeva perché non poteva più dormire accoccolato a quelle braccia e nemmeno stringere quel corpo che tanto scaldava il suo cuore.
    Serbava ricordo del loro primo incontro.
    La prima volta che i loro occhi si toccarono e si parlarono senza che entrambi se ne accorgessero. Anch’ella aveva gli occhi tristi, imbevuti di un profondo dolore e macchiati di sangue, le ali di quel suo angelo ormai erano nere come la notte, ma il suo cuore era uno dei più puri al mondo.
    Era felice di essersene andato da Suna, di vivere in un appartamento assieme al fratello.
    Kankuro cercava ogni giorno, nonostante l’accaduto di pochi mesi prima, di strappargli qualche piccolo sorriso o anche un piccolo accenno. Il rossino sapeva benissimo che il fratello si sentiva ancora in colpa per il modo in cui si era comportato durante la sua infanzia; per questo a volte sorrideva solo per cercare di far sentire felice il fratello. L’aveva perdonato ma il maggiore sembrava non avere la stessa forza nei propri confronti.

    La porta si aprì lentamente e Gaara si affrettò a girarsi per non mostrare le lacrime. Ne entrò Kankuro vestito solo con un paio di goffi e larghi pantaloni neri. I piedi nudi a stretto contatto con il parquet che scricchiolava leggermente ad ogni suo passo leggero. Il viso era incorniciato dai capelli castani perfettamente curati, e finalmente il viso non presentava più quell’orrendo trucco viola, ma semplicemente una leggera passata di matita nera sotto gli occhi verdi.
    Si sedette sul letto dando le spalle del ragazzo di poco più piccolo di lui, sapeva che soffriva come sapeva che stava piangendo. Avrebbe voluto abbracciarlo per cercare di fargli dimenticare tutto, ma come avrebbe potuto fargli dimenticare l’amore?
    “Gaara…”
    “Lasciami da solo, almeno per oggi. Tu non puoi capire, Kankuro”.
    Come poteva dargli torto il castano?
    Non si era mai innamorato e nonostante provasse amore nei confronti dei due fratelli non poteva essere minimamente paragonato all’amore verso una ragazza. Forse non poteva capirlo o meglio poteva capirlo solo in parte, ma avrebbe cercato di fare il possibile per non farlo tornare il pazzo assassino di prima. Rivoleva suo fratello ed era stanco di vederlo ridotto in quello stato.
    Cercò di abbracciarlo con questo pensiero, ma la sabbia lo bloccò.
    Era prevedibile che si sarebbe chiuso ancora di più in se stesso, ma infondo non era colpa sua. Se solo la morte non sarebbe raggiunta così presto su quella ragazza, se solo sarebbe riuscito a salvarla anche a costo della propria vita, non si sarebbe tirato indietro. L’avrebbe fatto per suo fratello, solo per Gaara.
    “Ti prego vattene” la voce sembrava tremolante, ma quel tono era peggio di una coltellata. Così fredda, così triste.
    Il castano si alzò e lasciò la camera a malincuore, non avrebbe voluto lasciarlo da solo perché, anche se magari non se ne accorgeva, lui era certo che stava diventando un po’ come Karasu.
    Freddo e immobile proprio come una burattino.

    Si sentiva troppo compatito per farsi abbracciare dal fratello.
    Tutti lo guardavano con compassione, ma nessuno poteva capire realmente quello che provata. Nessuno immaginava come desiderava farsi del male, tagliarsi, ma quella dannatissima sabbia glielo impediva salvandogli la vita anche quando lui desiderava perderla, solo per poter riabbracciare il suo angelo.
    La luna quella sera era splendida e anche se guardarla gli avrebbe fatto ricordare troppo, appena la luce della camera del fratello fu spenta, indossò una giacca abbastanza leggera di pelle e si sistemò seduto su un ramo, vicino al balcone ad osservarla.
    Sembrava quasi volesse fargli compagnia mentre un suo raggiò lo illuminò completamente.
    Ogni plenilunio era una ricorrenza del loro primo incontro e ora era solo un ennesimo tormento. La sua vita era tornato esattamente come prima, il desiderio di sterminare tutti gli innamorati incominciava a fargli provare piacere. Desiderava ardentemente compiere omicidi per far capire alla gente il vero dolore per la perdita dell’amato; ma proprio non riusciva a capire perché non ne aveva fatto ancora uno.
    In passato non si era mai fatto scrupoli, aveva ucciso, si era macchiato della vita di così tante persone che nemmeno si ricordava quante, ma ora per qualche oscuro motivo non aveva ancora preso atto dei suoi pensieri psicopatici.
    Era suo fratello che lo frenava?
    O forse era quello che aveva provato fino a pochi mesi prima che glielo impediva?
    Desiderava farsi divorare l’anima da Shukaku, ma il suoi fratelli avrebbero sofferto troppo, non avrebbe mai potuto fargli questo.
    Ma cosa avrebbe mai potuto alleviare quello che provava?
     
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  2. Chibi_chuu
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    Davvero bello... ma come fai?

    (ps W IL METAL!)
     
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1 replies since 11/7/2007, 22:49   193 views
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