La fine di una vita

The Dead

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    The End

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    l cielo nero appariva ai miei occhi come una densa coltre di nubi temporalesche. Lo guardavo dal basso dei miei pensieri, senza riuscire a muovere un muscolo, senza riuscire a proferir parole che avrei scongiurato in quel momento di poter gridare. La pioggia battente precipitava sul mio volto e sul mio corpo, enormemente disteso come una bambola abbandonata sul ciglio della strada, così, ero sprofondata nei miei ricordi, nelle mie paure e incertezze, come stavo lentamente immergendomi in una pozza di acqua mista a sangue scuro. Da dove proveniva? Il dolore era così forte che non mi era possibile scostare la testa e guardare, e così esteso da non poter sentire il giusto punto di perdita. Gemevo lieve, ormai priva quasi completamente di voce, con gli occhi che pian piano si appannavano e lasciavano il delicato color smeraldo, velandolo di un timido bianco pallido che andava ad addensarsi. Il respiro si fece per alcuni secondi più intenso mentre una strana sensazione, quasi innaturale, mi avvolgeva stringendomi in una morsa la quale non fece che aumentare il dolore.
    Paura forse? paura di quello che mi stava succedendo? Si sa, avvolte quando degli avvenimenti a cui non siamo preparati, ci mettono spesso terrore, ansia, e persino una certa dose di tristezza. Adesso ne ero completamente certa, l'unico sentimento eterno, che ogni essere vivente avrebbe provato, oltre al finire dei suoi giorni, era proprio la tristezza.
    tentai invano di alzare la testa e premerla contro quella pioggia ed accompagnare lacrime ad essa per perdermi in lei, e non mostrare all'unica persona rimasta con me, quanto poco valeva la mia forza d'animo, e la mia volontà.
    Avevo disubbidito, avevo fatto di testa mia, e le conseguenze erano ben evidenti. La sua ombra si stagliò sopra di me come una nube che copre i teneri raggi del sole, attanagliandomi col suo suardo severo e poco comprensivo, capace di farmi provare rimpianto e un dolore diverso da quello fisico.
    Le mie labbra si dischiusero senza riuscire, però, ad emettere alcun suono, mentre contemplavo il bagliore emesso dalle gemme dentro i suoi iridi. Nè un sorriso, ne una lacrima, nè un segno di pietà, le sue mani mi avvolsero semplicemente la testa, sollevandola dal sedimento di acqua, senza però cambiare espressione del volto. Esprimeva durezza, orgoglio e quant'altro più gli si addiceva, e probabilmente già aveva capito, mentre mi fissava che piangevo.
    Se avessi potuto tornare indietro, avrei agito forse diversamente ma, era la prima volta che le sue mani mi sollevavano la nuca così, pareva quasi un atto gentile nei miei confronti. Poi il suo sguardo si rilassò, svanendo la durezza, lasciò il posto ad un'aria indifferente, priva di emozioni e sentimenti. Dovevo aspettarmelo, infondo a lui questo genere di cose non fanno nè caldo nè freddo. Eppure quel volto, quegli occhi che avevo tanto temuto ed imparato ad amare, mi avevano donato pura gioia, tutto ciò che non mi sarebbe mai stato concesso se non l'avessi seguito nelle sue tenebre.
    Guardai le sue labbra, e si accese in me, come una fiamma, un desiderio forte, enorme quanto tutta le sete di potere racchiusa nell'universo. Chiusi gli occhi e li riaprii lentamente, mentre tentai ancora una volta di sollevare la testa con le mie sole forze. In quel momento la mia forza di volontà aveva superato tutte le mie aspettative, e forse anche le sue, perchè egli non reagì, anzi, lasciò la sua mano sospesa nel vuoto, come a reggere ancora la mia testa che sarebbe dovuta restare immobile, aspettando l'oscura signora che mi bramava, ma non a tal punto da non concedermi un ultimo atto.
    Centimetro dopo centimetro ero sempre più vicina e riuscii persino a parlare in quel frangente, ma furono parole così sottili, che furono appena percettibili "I..a..zel..".
    La pioggià portò con se le lacrime dei miei occhi che continuavano incessanti a versarne, e mancava così poco, le mie labbra erano giunte così vicine alle sue, potevo sentire il il dolce, brusco suo respiro accarezzarmi la pelle.
    Ero giunta per sfiorarle "i... io.. t.. ti... a.." e fu tutto ciò che riuscii a pronunciare.
    Il mio corpo cadde all'indietro velocemente, perdendo qualunque forza che fino a poco fa mi aveva lasciato avvicinare, ritrovandomi nuovamente in quella pozza di acqua e sangue, senza il sostegno della sua mano, che giàceva ora sul suo rispettivo ginocchio.
    Non mi scosse, ne mi chiamò, probabilmente conosceva il mio destino. Il mio volto era ormai pallido e privo di roseo colore, e il mio respiro fermo, così come i battiti del cuore che avevano scandito il tempo della mia vita.
    Lì giacevo, e probabilmente lì sarei rimasta per sempre, con quel dolore svanito di colpo, in balia della pioggia che ora sembrava rossa, tinta della linfa che adesso non faceva più parte di me.

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    - End -

     
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