Le Memorie dell'Allodola

Fanfiction su Kakuzu

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  1. ElderClaud
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    "Le Memorie dell'Allodola" è una fanfiction nata come spin off di un'altra mia storia. E la pretesa è nata mentre scrivevo il capitolo 13 di "Mizuage".
    All'epoca (stiamo parlando del 2006) non sapevo molto su Hidan e Kakuzu. Se non quello visto nelle scan e letto su wikipedia.
    Ma su EFP erano presenti solo storie con i soliti fighi di turno (Deidara, Itachi, Sasori...) accompagnati da delle discutibili Mary Sue e quindi mio son detta... Perchè non andare un pò controcorrente? E parlare di un personaggio poco cagato e poco considerato? Cercando comunque di rimanere IC?
    Diciamoci la verità, di Kakuzu si sa poco e nulla (lasciando stare il databook ufficiale a cui io non attingo assolutamente), ed è così sfigato da essere accoppiato quasi sempre solo col suo compagno di viaggio XD!
    Io in questa storia ho voluto mostrarlo in maniera diversa. Mostrando la doppia vita che conduce al di fuori dell'Akatsuki con moglie e figli. Una famiglia con un basamento tutt'altro che zuccheroso, perchè l'OC femminile creato da me qui è tutt'altro che un'oca inutile.
    inoltre, essendo io una fan del fantasy, ci saranno vari accenni di creature fantastiche, tutte ovviamente "narutianizzate" per essere il più credibili possibili (ho anche creato un villaggio e un paese di mia totale invenzione).
    è una storia tutt'altro che romantica. Perchè Kakuzu non ispira romanticismo, e comunque stiamo parlando di due guerrieri vissuti e orgogliosi.

    eccovi comunque una piccola scheda tecnica:

    Genere: generale, romantico, drammatico. (non è che sia molto romantico eh...)
    avvertimenti: OOC, Lemon, What if? (E se ...). (poco OOC ad essere sincera! E comunque cercando di non essere fuori luogo! Idem per lemon...)
    rating: Arancione (su EFP è messo a rosso per evitare le recensioni bimbominkiose :addit: ! Ad ogni modo i capitoli "hentai" scordatevi di vederli qui)

    Bene, questo è quanto! attualmente sono al cap 12 con questa storia! fatemi sapere se volete che pubblichi pure qui! Buona lettura!

    Ritorno a Casa


    Buio

    Apro gli occhi e vedo solo buio.
    Impiego circa due o tre secondi per realizzare dove sono. La “normalità” non mi è mai stata amica.
    Sono nel mio letto io, e accanto a me si trova mia moglie.
    Non la vedo, ma mi giro lo stesso ad osservarla. Dorme profondamente. Lo capisco dal suo respiro regolare.
    Mi metto a sedere sul letto e mi stropiccio gli occhi. Gli scuri delle finestre sono chiusi, e la stanza sa ancora di noi due.
    Con la mente vado a ritroso nel tempo. A circa diciotto ore prima.
    Mi vedo di nuovo attraversare il lungo vialetto di terra battuta che porta alla mia casa.

    Sono quattro mesi che manco...

    Poi ti vedo moglie mia.
    Sei china sulla terra, intenta a sistemare le aiuole del vialetto che porta alla nostra tenuta.
    Non cè bisogno che ti chiamo.
    Ti eri già accorta della mia presenza nel momento stesso in cui ho calpestato il suolo di casa nostra.
    Mi osservi, come sempre sono bardato come un beduino, ma questa volta ho rivoltato la mia giacca affinché non si vedano le nuvole rosse.
    Ma non per nascondere la mia vera identità a te amore mio, ma per nasconderla a qualcun’ altro...
    Finalmente ti alzi in piedi e mi degni di attenzione.
    Normalmente, una donna, che non vede il suo uomo per quattro lunghi mesi, gli sarebbe già saltata addosso...
    Ma tu no.
    Tu non sei come le altre donne. Tu sei speciale.
    Mi guardi seria in volto, a lungo, prima di rivolgerti a me.

    “Kakuzu...”
    Più una affermazione che un saluto.

    “Mia signora...”
    Faccio io, accennando un lieve inchino.

    Ancora silenzio.
    Qualcuno lo definirebbe imbarazzante. Ma io ci sono abituato. La nostra, è sempre stata una relazione silenziosa.
    Poi, improvvisamente, giri il tuo volto duro verso la casa, e chiami a gran voce le due piccole figure intente a giocare sotto il porticato.
    Bambini! Venite a salutare vostro padre!”
    Ti obbediscono all’istante.
    Sei una madre dolce, ma sai farti rispettare benissimo quando vuoi.
    Due bambini, due maschietti, di quattro e dieci anni mi si avvicinano con timore, e attendono una qualche mia reazione.
    Io lascio andare la mia valigetta e allargo un poco le braccia per poterli abbracciare.
    Loro ricambiano il mio abbraccio, sotto il tuo sguardo severo.
    Capisco che si tratta più di un rito formale che di affetto vero e proprio...
    Ma dopotutto loro non mi vedono quasi mai! è comprensibile.
    La tensione però si scioglie quando dico loro che ho portato dei regali.
    Infondo sono bambini! è facile farli felici...
    Tu però ti giri un’altra volta verso la casa e gridi a pieni polmoni il nome di un’altra persona.
    Da dietro una colonna del porticato appare una giovane figura.
    Una ragazza, sui tredici/quattordici anni circa... Purtroppo la mia costante assenza da casa mi impedisce di veder crescere i miei figli.
    È la mia primogenita.
    Si avvicina lentamente verso di me con sguardo duro. Carico di rimprovero.
    Non credo che con te basti rivoltare il mio cappotto galeotto, vero figlia mia?!
    Ormai avrai intuito da dove arrivano tutti i soldi che vi mando.

    La cena passa normalmente.
    Come in una famiglia qualunque...
    I bambini mi tempestano di domande.
    Vogliono sapere dove sono stato, che lavoro faccio, se combatto contro i mostri...
    Io rispondo come posso, dando a volte risposte vaghe o di totale fantasia.
    Ogni tanto, mia moglie mette a freno i due monelli con una alzata di voce o con uno sguardo gelido, ma per il resto se ne sta in silenzio. Assieme a mia figlia, che per tutta la serata non proferisce parola alcuna.
    Finita la serata ti aiuto a mettere a letto i bambini, poi ci sediamo in salotto a bere del thè caldo fino ad ora tarda.
    Non mi chiedi molto. Solo se sto bene e se ho incontrato dei problemi durante il viaggio...
    Non mi chiedi nulla dell’organizzazione, ormai non è più affare tuo.
    Infine, ci ritiriamo anche noi nelle nostre stanze.
    E qui finalmente, mi dimostri che ti sono mancato.

    Mi guardi malissimo e mi sferri un pugno in pieno volto!
    Io ti ricambio la gentilezza sferrandotene uno della medesima potenza. Sei tosta, perché lo incassi bene e fai per sferrarmene un altro.
    Sono più veloce io.
    Ti blocco con le mie fibre nere e ti prendo il volto tra le mani. E ti bacio appassionatamente.
    Tu mi ricambi, con la medesima passione. Quasi con rabbia.
    “Mi sei mancato bastardo... lo sai?!”
    Io quasi non ti ascolto. Ti denudo in fretta e furia e lo stesso fai tu con me.
    Se non ti possiedo al più presto rischio di esplodere!
    “Anche tu... tanto!”

    Mi sei mancata...

    Ti sono mancato...


    Poi finalmente eccomi qui, nel mio letto con te accanto.
    Mi alzo tutto indolenzito e mi avvio verso il bagno per fare una doccia.
    Dovrei essere riposato ma invece sono più stanco di ieri. Ma è comprensibile. Abbiamo fatto l’amore per tutta la notte e sinceramente non sono ancora sazio...
    Ma pazienza!
    Ho solo una settimana di permesso e la voglio dedicare tutta a voi.

    Finalmente scendo giù in cucina e mi metto a preparare la colazione per tutti. Quasi non mi accorgo della presenza di mia figlia, appoggiata alla porta di ingresso.
    È una bella ragazza.
    Per fortuna i nostri bambini sono tutti belli. Hanno preso solo il meglio di noi.
    Nonostante siamo entrambi campioni in bruttezza!
    La vedo poi, mia figlia, avvicinarsi a me con il suo solito sguardo severo.
    “Lascia perdere la colazione padre, ci penso io a prepararvela
    “Sai benissimo che mi devi dare del tu”
    Non sopporto che i miei figli mi diano del “voi”, è sbagliato.
    Tu per la prima volta da quando sono arrivato ti senti a disagio, e ti metti a sedere imbarazzata.
    “Lo so... mi perdo... perdonami ecco! Ma per me tu sei quasi uno sconosciuto!”
    Non esiti poi molto a venire subito al sodo. E questa è una delle tue qualità che più mi piace.
    “Lo so... Lo capisco!”
    Ti porgo la tua tazza di latte caldo e mi siedo di fronte a te. E per un po’, rimaniamo in silenzio.
    Io sono tranquillo, ma tu continui a muoverti nervosamente sulla sedia.
    Le tue labbra fremono, come se volessero dirmi qualcosa di importante e proibito allo stesso tempo.
    E credo di sapere già cosa mi dirai...
    “So come ottieni tutti i soldi che ci dai... Sono sporchi.”
    Finalmente lo hai detto! E per te sembra quasi una liberazione.
    “La cosa ti crea problemi?!”
    Se te li crea, posso capirti benissimo. Non è il sogno di ogni teenager avere un padre come me.
    Tu fai spallucce, incapace di prendere una decisione.
    “Forse...”
    Come ho già detto, non è facile accettare l’idea di avere un padre delinquente. Ma i soldi sono tanti, e tu sei combattuta dall’ idea di continuare a vivere con un tenore di vita benestante... A quella di rinunciare a tutto perché è una felicità costruita sull’infelicità altrui.
    Qualunque sia la tua decisione, io ti capirò.
    Ma tu mi sorprendi ancora una volta. Con testuali parole.
    “Potrei rinunciare a tutto questo, ma rischierei di andare incontro a una vita miserabile. Per quanto sia sporca, questa vita mi piace!”
    Lo dici con vergogna. Ma è la verità.
    Credo che in fondo, tutto quello che chiedi sia di avere un padre onesto e presente!
    Rimaniamo in silenzio per quasi tutta la colazione. Sto per finire il mio latte quando tu mi sorprendi con un’altra domanda.
    “Padre... Tu per caso fai parte del gruppo alba non è vero?!”
    la mia tazza di latte si ferma a mezz’aria.
    “Si, è così... come fai a conoscerla?!”
    Tu rimani in silenzio, a lungo. Mordendoti il labbro inferiore e guardandomi con paura.
    Ti prego, non avere paura di me...
    “Ho sentito dei forestieri che giù in paese parlavano della tua organizzazione. Chiedevano alla gente se avevano visto dei tizi con addosso un cappotto con nuvole rosse... Come il tuo ecco!”
    Io ti guardo a lungo.
    Stranamente sono tranquillo.
    Nonostante abbia appena ricevuto la notizia che dei ficcanaso sono venuti a rompermi le scatole a casa mia.
    Ma questa è la mia città. E nessuno ricaverà un buco di informazione su di me o su qualunque altro membro dell’organizzazione senza pagarne le care conseguenze.
    Finisco di trangugiare il mio latte e ti rispondo adeguatamente.
    “Non hai nulla da temere. Né tu, né tua madre, ne i tuoi fratelli sono in pericolo di vita... Lo sai bene anche tu che non bisogna fare certe domande giù in paese...”
    Lascio tutto nel vago, sai bene anche tu di cosa sto parlando.
    Annuisci con convinzione e ti rilassi un poco.
    Sospiri forte prima di farmi un’altra domanda.
    “Anche la mamma fa parte della tua organizzazione?!”
    A questa domanda rimango veramente sorpreso!
    Avevo specificamente detto a mia moglie di non dire nulla ai bambini di questa faccenda. Più ne stanno fuori e meglio è.
    “Perché me lo chiedi?”
    Il mio tono è severo
    “Io... Ecco... Stavo sistemando l’armadio di mamma e... In un vecchio sacco ho trovato un cappotto come il tuo. Ma da donna!”
    Ah ecco! Volevo ben dire! Non ha detto nulla ai nostri figli! La tua scoperta, bambina mia, è del tutto casuale.
    Quindi posso anche rilassarmi.
    “Si... Ne faceva parte... Molto tempo fa, ma ora ne è fuori!”
    “E perché ne è fuori?!”
    Una domanda di innocente curiosità alla quale non posso dare risposta. O meglio: non la voglio dare!
    “Il passato è passato, bambina mia. Meglio lasciarlo dov’è...”
    Tu mi guardi, a lungo, dapprima senza capire, poi con rabbia crescente.
    Reagisci senza capire. Ti imbronci, ti alzi e te ne vai, sbattendo la porta alle tue spalle.
    Non sei più una bambina, e ti ribelli così alla mia autorità. Forse, sarebbe effettivamente meglio che io ti dicessi tutto!
    Ti seguo dunque, fino in veranda. Mi guardo un attimo in giro per cercarti. Ma per fortuna, ti trovo subito. Ti sei seduta su una delle panchine metalliche presenti nel porticato. Con le braccia attorno alle gambe e la testa china sulle ginocchia.
    Sospiro. Purtroppo non sono bravo a fare il padre, la mia sensibilità è pari allo zero, e tu sei in una fase di crescita che io reputo... critica.
    La pubertà non è mai bella.
    Io prendo posto accanto a te in silenzio. E in silenzio rimaniamo per un bel po’.
    Sono io, questa volta, a parlare per primo. E ho preso una decisione piccola mia. È meglio se certe cose tu le sappia per bocca mia che per conto di qualcun altro.
    “E va bene coccola... Vuoi sapere che cosa faceva mamma prima di finire qui?!”
    Tu alzi lo sguardo su di me e annuisci lentamente con espressione imbronciata, da bimba piccola. Mi piace quella tua espressione, anche se il tuo sorriso è dieci volte meglio!
    “A patto che tu la smetta di chiamarmi coccola!”

    Rido io. Di puro gusto.
    Mi dispiace bambina mia, ma tu per me rimarrai sempre e comunque la mia coccola.

    Edited by ElderClaud - 24/9/2008, 21:32
     
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  2. [Dragon†Legend]
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    wow che billu
     
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  3. ElderClaud
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    Questo è il secondo capitolo! Avverto che il villaggio e il paese qui citati sono una mia invenzione, e non sono affatto ispirati al "villaggio della stella" apparso nei capitoli filler!

    Angra





    Ho commesso una cazzata.

    L’ennesima a dire il vero...

    Perché io nella mia vita ho sempre e solo commesso delle cazzate.
    Questa poi, è una di quelle cazzate che fa sbuffare dall’esasperazione i tuoi superiori.
    Ma non è colpa mia! O meglio, è colpa mia ma non ho fatto apposta!
    Io sono una testa calda. Loro lo sanno. Quindi capita, a volte, che succedano degli incidenti durante un viaggio...

    In pratica: Ho ucciso il mio compagno di viaggio.

    Era un pezzo di merda ma infondo era simpatico. Non doveva mettersi in mezzo tra me e la mia preda. Io ho solo reagito di conseguenza. Incazzandomi come una belva e perdendo totalmente il controllo di me stesso. Facendolo letteralmente a pezzi.
    “Kakuzu prima o poi sarai costretto a viaggiare da solo...”
    Parole del leader queste.
    Sembra quasi che lo faccia apposta ad ammazzarli, per poter starmene così da solo in santa pace.
    Con i miei soldi.

    Ma da solo io non ci posso stare. Troppo pericoloso lasciarmi andare da solo. E comunque, è sempre meglio viaggiare in coppia no?!
    la solitudine per me è un’ottima amica. Ma i superiori non la pensano allo stesso modo.
    Ecco perché oggi mi sarà presentato il mio nuovo partner.
    Mi sono accampato ai margini di una radura. Vicino ad un fiumiciattolo. Sono seduto sopra un’enorme masso ormai da ore, in attesa che mi venga presentato questo nuovo, sfigatissimo, compagno. E l’attesa, è a dir poco snervante.
    Poi finalmente arriva Zetsu, partorito dalla terra in tutto il suo macabro splendore.
    Odio la pianta umana, ma è comunque un elemento interessante.
    Mi si avvicina sorridendo, come sempre. E come sempre non posso non notare come il suo sorriso sia altamente irritante. Così ambiguo e pieno di allusioni sessuali... Decisamente è meglio lasciar perdere.
    “Zetsu, sei venuto a portarmi il nuovo rimpiazzo?!” dico io, alzandomi finalmente in piedi. Cavolo! Ho le gambe tutte indolenzite!
    Lui non mi risponde, anzi! Sorride maggiormente nel constatare che non so nulla del mio futuro compagno.
    Che pezzo di merda!
    “Più che di nuovo, parlerei piuttosto di nuova!” fa lui. La parte bianca.
    Io non capisco. Guardo quella cosa di nome Zetsu con espressione idiota. Sta forse parlando di nuova sfiga?!
    Poi la sento.
    Una sensazione di disagio che mi attanaglia lo stomaco. Una lieve percezione nell’aria, che mi avverte di un pericolo imminente.
    Faccio in tempo a scansarmi di lato, che l’aria e la terra vengono trafitti da un unico possente fendente!
    Smuovendo un gran polverone.
    Io faccio per mettermi in posizione di difesa per affrontare il nuovo, presunto, nemico, quando la risata perfida della pianta carnivora mi fa desistere dal commettere ulteriori cazzate.
    “Ah ah! Kakuzu... vorrei presentarti LA tua nuova compagna di viaggio...” la parte nera sghignazza beata.
    La mia nuova compagna?! Ho capito bene?! Il mio compagno sarà una stramaleddettissima femmina?!
    Magari sta scherzando, non vedo nulla con tutta questa polvere!
    Una cosa è certa, il mio futuro partner è un gran esibizionista!

    Alla fine la polvere se ne ritorna alla terra e io posso finalmente vedere chi mi ha attaccato.
    Una figura umana. Spalle possenti e braccia muscolose tengono ben salde una mannaia gigantesca.
    Capelli neri lunghi, trattenuti da una bassa treccia.
    Poi cos’altro vedo? Un fisico giunonico, che sarebbe anche carino se non fosse per quelle braccia non molto femminili.
    Un seno discretamente abbondante e rotondo, trattenuto da un robusto corpetto di pelle.
    Fianchi dolci e rotondi in contrasto con gambe muscolose e sode.
    In definitiva quella che ho davanti è una femmina, una femmina d’arme. Una donna matura, di una certa età.
    Lei finalmente alza lo sguardo su di me e mi fissa in silenzio.
    Io quasi mi lascio scappare un sussulto nel vederla.
    Tatuaggi...
    Ora che la guardo meglio, è piena di tatuaggi tribali, eleganti ghirigori le ricoprono il corpo quasi come una seconda pelle.
    O almeno è quello che penso io.
    Di scoperto ha solo le braccia, la vita e il volto.
    La mia mente corre nel passato nel constatare che ho già visto da qualche parte quei segni.
    A spronarmi ulteriormente a ricordare… cè anche il suo coprifronte, che lei usa come benda per l’occhio sinistro, con inciso sopra una stella sfregiata.
    “Kakuzu lei è Angra, ex ninjia del Villaggio delle Stelle, situato nella Terra della Notte... hai presente dov’è?!”
    “Si che so dov’è idiota!! Si può sapere perché stà stronza mi ha attaccato?!”
    lui ride di nuovo, gustandosi appieno tutta la mia disapprovazione.
    “Chissà, magari ha solo intenzione di fare amicizia con te”
    Poi ancora ridendo si avvicina alla strega tatuata.
    Lei alla fine smette di fissarmi con quei suoi odiosi occhi neri e presta attenzione a Zetsu.
    Confabulano un po’ tra loro e lui finalmente le consegna la divisa dell’organizzazione e l’anello.
    Che lei prontamente indossa. Assumendo un aspetto decisamente più elegante.
    “Ora io vado Kakuzu... Questa nuova partner dovrebbe durarti un po’ di più rispetto agli altri, ma questo non vuol dire che tu la debba fare a pezzi!”
    la sua voce è ora seria. Quasi grave.
    Ho capito. Cercherò di controllarmi, anche se quella che dovrebbe darsi una controllata è lei!
    Comunque, se i miei ragionamenti sono esatti, credo di sapere a che popolo appartenga.
    Si, hanno fatto un’ottima scelta ad appiopparmi una come lei, la resistenza fisica del suo popolo, del suo clan, sono quasi leggendarie.

    Alla fine Zetsu se ne va e ci lascia definitivamente soli.
    Io la guardo in faccia a lungo. Il suo sguardo è duro, ma gli occhi sono leggermente tristi.
    Lei mi guarda di rimando. Senza tradire nessuna emozione. Poi raccoglie da terra la sua mannaia e se la riposiziona dietro la schiena. Come se nulla fosse accaduto. Deve pesare una cifra, ma lei la tiene in mano come se fosse di carta...

    Il sole sta calando oltre i monti. E in breve il cielo si tinge di rosso.
    Camminiamo in silenzio. Io e lei. Diretti verso la cittadina più vicina. La passeremo la notte, e, sempre la ci verranno dettati gli ordini e le informazioni sulla nostra nuova vittima.
    Da quando ci siamo incontrati non ha detto neanche una parola.
    Ma almeno ce l’ha una lingua?! O è completamente muta?!
    Amo il silenzio, e la solitudine, ma quando si è in compagnia tutte queste cose sono insostenibili. E cominci ad odiarle, e a sentirti in imbarazzo.
    Odio sentirmi in imbarazzo...
    Che palle! ma dovevano per forza appiopparmi una donna come compagno?! senza contare che comunque non potrò mai avere con lei stessa confidenza che si ha con un collega maschio!
    Mi riferisco ovviamente alle battute oscene, all’ubriacarsi fino a vomitare, andare alle terme...
    Cazzo le terme!
    Dovrò definitivamente rinunciare ad andarci ora, poiché non ho assolutamente intenzione di sborsare più soldi per le vasche femminili. E lei ovvio, mica può fare il bagno assieme agli uomini.
    Anche se di femminile ha ben poco!
    E poi... Merda! Vogliamo parlare dei problemi femminili?! Che schifezza! spenderemo un mucchio di soldi in...
    I miei pensieri si bloccano di colpo nell’esatto momento in qui le vado addosso.
    Ahò! Ma che sei impazzita?!” Strillo io. Giustamente incazzato.
    Che stronza. Si è fermata in mezzo la strada! Così senza preavviso! Facendomi prendere un colpo al cuore.
    “Si può sapere che ti è preso?! Perché ti sei fermata?!”
    Lei non dice niente. Rimane ferma immobile lì dov’è.
    Poi alza lo sguardo al cielo come in cerca di risposta. Il sole è ormai calato del tutto, ed ora è tutto buio. Non ci sono stelle in cielo. Il bagliore della luna le ha completamente cancellate.
    Ti manca forse la tua terra?!
    Io mi rilasso un poco.
    Dopotutto ho davanti una novellina. E non so nulla di lei. Magari è stata cacciata con la forza dalla sua terra e ora ne sente la mancanza, chi lo sa!
    Ad ogni modo, i primi tempi nell’organizzazione non sono mai belli.

    “Kakuzu...”
    Io sobbalzo a sentirmi dire il mio nome da lei. Pensavo fosse senza lingua, ma a quanto pare ce l’ha.

    “Kakuzu, giusto?!”
    Si, sa parlare ! e tutto sommato non ha una brutta voce... Molto elegante a parer mio.
    “Si! Che cosa vuoi?!”
    Al contrario della mia che fa cagare!
    Lei si gira finalmente, e mi osserva. Il suo sguardo e duro, da guerriero vissuto, ma i suoi occhi hanno un non so che di malinconico.
    Non cè incertezza nel suo volto. Quello che mi dirà, e ne sono sicuro, sarà estremamente importante.
    “Per questa notte direi che ci possiamo anche fermare qui, ci accamperemo laggiù, verso quella radura...” fa lei, indicandomi con un dito una macchia di alberi.
    Cosa?!
    Mi ha fatto fermare per una stronzata simile?! mi sono sbagliato, non aveva nulla di importante da dirmi.
    “Cosa?! perché dovremmo accamparci qui scusa?! La cittadina è a pochi passi da noi!” Faccio io, indicandole le luci della città. A pochi chilometri da noi.
    Ma lei sorda alle mie parole si allontana da me. Diretta verso la radura.
    “Ci accamperemo qui, eviteremo una imboscata certa...”
    Imboscata?!
    Io la seguo a grandi passi in cerca di spiegazione. I casi sono due: O è tutta matta, cosa abbastanza plausibile, oppure ha poteri di preveggenza e io non lo so…
    “C-come fai a parlare di imboscata?! se ancora non siamo arrivati?!”
    Quasi mi metto ad urlare.
    Ma la sua voce è piatta, priva di emozioni, stranamente tranquilla.
    “Hai notato le luci?! Ci sono pochi palazzi illuminati, poche insegne, e da quello che ho capito quella è una cittadina di transito, molto trafficata quindi.
    Ma lì la metà delle luci sono spente, sono illuminati solo alcuni palazzi, alcune vie, come a voler tendere una imboscata. Persino le luci delle guardiole sono spente...”
    Finisce così, lasciando tutto nel vago.
    Poi prende posto nell’incavo di un tronco e socchiude gli occhi.
    Io sono senza parole, vorrei bestemmiare ma non mi riesce più neppure quello. Ma con chi mi hanno messo a viaggiare, si può sapere?!
    “Avevamo un appuntamento cazzo, se non ci vedranno domani saranno guai...”
    prendo posto di fronte a lei e sbadiglio cavernosamente. Sono incazzato, ma sono anche molto stanco...
    “Si incazzerebbero di più se ci vedessero morti, non credi?”
    poi non dice più altro. Entrambi ci addormentiamo stanchi dal troppo litigare e camminare.
    Se ci saranno guai, lo scopriremo domani mattina, io me ne lavo le mani!

    L’indomani mi sveglio tardi, ci svegliamo tardi.
    Sono completamente indolenzito, ora che ci penso non abbiamo neppure acceso un fuoco per scaldarci ieri sera.
    “Non hanno acceso neppure un fuoco a quanto pare...”
    “Bhe sono stati provvidenti, no?”
    due voci mi fanno sussultare e scattare in piedi dallo spavento. Angra invece, si sveglia lentamente e alza un poco lo sguardo verso i nuovi arrivati.
    Per fortuna li conosco...
    Due uomini ammantati di nuvole rosse. Uno alto e pallido, l’altro basso e tarchiato.
    Akasuna no Sasori e Orochimaru...
    Erano i nostri agganci che dovevamo incontrare giù in città, a quanto pare non ci sono andati neppure loro.
    “Come facevate a sapere dell’imboscata hm?!” la voce di Sasori mi fa gelare il sangue nelle vene. Io sono brutto, ma lui mi supera.
    “Quale imboscata?!” Oddio, stai a vedere che...
    “Quella che quei mentecatti traditori vi volevano tendere, non avrei mai detto che tu fossi così astuto da prevedere, ancor prima di entrare, una simile trappola...”
    sibila l’altro, aiutando la mia compagna a rialzarsi.
    “È... è stata Angra a prevedere il tutto...”
    Io cazzo, sono senza parole! stai a vedere che devo il culo a quella dannata donna?!
    Ma come ha fatto a sapere di una imboscata imminente al solo guardare le luci?! Maledizione. Forse è meglio non andare ad indagare troppo a fondo!
    “Immaginavo che non fossi stato tu, non hai abbastanza acume in quella tua testa di cazzo per prevedere un agguato tanto banale...”
    “Ma fottiti Sasori!!”
    entrambi ridono alla mia sfuriata. L’unica a rimanere in silenzio è appunto la mia compagna che si scosta dal groppo e si mette ad osservare il sole che sorge.
    Finite le risate e i battibecchi i due mi spiegano cosa è successo giù in città.
    In pratica, i funzionari e i capi, stanchi di servirci, avevano giustamente pensato di tradirci e di cuccarsi, tutti loro, i nostri soldi depositati nelle loro banche.
    Arrivati lì prima di noi, Sasori e Orochimaru, se la sono dovuta vedere con una intera cittadina in guerra.
    Posso solo immaginare come sia finita...

    Alla fine ripartiamo, ma non prima che i due ci abbiano dato le informazioni necessarie per svolgere appieno la nostra nuova, e prima, missione assieme.
    Un unico appunto, i due ci hanno caldamente consigliato di non entrare in città se ci tenevamo a tenerci stretti i nostri stomaci.

    Anche se mi secca dirlo... Ti devo la vita Angra.
     
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2 replies since 22/9/2008, 14:48   190 views
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